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Oggi parliamo con… Francesco Falconi

Intervista a cura di Marika Campeti

 

Buongiorno Francesco e grazie per averci concesso un po’ del tuo tempo! E’ appena uscito il tuo nuovo romanzo “Gli anni incompiuti” selezionato per il Premio Strega, noi di Giallo e Cucina abbiamo letto la trama, raccontaci da dove hai tratto ispirazione.

 

“Gli anni incompiuti” è un libro che vede una lunga gestazione: l’idea è nata più di cinque anni fa e l’ho scritto, interrompendolo più volte, soprattutto negli ultimi due. Sentivo il desiderio di scrivere qualcosa di diverso, una storia che ripercorresse un’intera vita e un’intera generazione, dagli anni ’80 ad oggi. Volevo rispondere a una domanda: qual è il confine, se esiste, tra amicizia e amore? Esiste un unico modo di amare? Qual è la differenza, se definibile, tra amore carnale e mentale? Può un ragazzo omosessuale amare la migliore amica etero?

 

Sei uno scrittore molto giovane e hai alle spalle numerose pubblicazioni. Scrivere per te è una necessità? Raccontaci del tuo rapporto con la scrittura.

 

Grazie per il molto giovane, anche se non è proprio vero. Sì, ho iniziato a scrivere a 14 anni, ispirato da Michael Ende. Era un modo per evadere e sognare assieme alla mia storia. Anni fa definii la scrittura come una necessità, oggi rappresenta il mio unico modo per esprimere le mie idee, i miei sentimenti e per far luce sul caos che, come ciascuno di noi, ho dentro.

Dove scrivi? Hai un posto preferito dove trovi ispirazione?

 

Nella mia camera, con una playlist opportunatamente scelta per il romanzo e il capitolo che mi accingo a scrivere e con la mia cagnolina, Virgola, che mi osserva attenta sonnecchiando sul divano. L’ispirazione, invece, non ha luogo né tempo: arriva quando meno te lo aspetti e non può prevedere quando e dove capiterà. Forse è proprio questo elemento di imprevedibilità a rendere la fase creativa così entusiasmante.

 

Raccontaci un episodio particolare e personale che ti è acceduto durante la stesura del tuo nuovo romanzo.

 

Sicuramente la decisione del titolo. Quello originale era “L’Attimo Bisesto”, scoprirete il significato leggendo il libro. Tuttavia, dopo tanti anni che avevo dato questo titolo provvisorio, non avevo mai pensato se fosse un titolo che funzionava. L’editore mi ha fatto notare che fosse un titolo complesso, di difficile comprensione potesse essere associato al detto “anno bisesto, anno funesto”. Ho impiegato una sera intera per trovare un nuovo titolo che mi convincesse, il merito è stato del mio compagno, lo ammetto. Da solo non lo avrei mai trovato. Sono però molto soddisfatto del risultato perché è coerente con la trama e il suo significato.

 

La trama tocca dei temi molto delicati e attuali, la diversità, la capacità di comprendere sé stessi nel difficile periodo della crescita. Una tematica che dimostra sensibilità e anche coraggio. Cosa ti aspetti dal lettore? Che messaggio vuoi mandare attraverso il romanzo?

 

Non desidero mai mandare nessun messaggio con i miei libri ma semplicemente esprimere il mio pensiero, raccontando una bella storia. Questo è il mio scopo principale. È sempre difficile immaginare come reagirà il lettore, i pareri – com’è giusto che sia – sono sempre discordanti. Spero solo che, una volta letta l’ultima pagina, il romanzo abbia lasciato un’emozione. Se questo accade, il libro ha raggiunto il suo obiettivo.

 

Raccontaci della tua evoluzione da scrittore, dal primo romanzo, la tua tecnica come è cambiata? Il tuo approccio alla scrittura come si è evoluto?

 

Oddio, è molto difficile riassumerlo in poche righe. Come ho scritto sopra, il mio primo romanzo è stato scritto a 14 anni, poi ripreso a 30. Ho iniziato con il genere fantastico, arrivando a 17 libri e spaziando su diversi generi, fino alla narrativa contemporanea. Sicuramente è cambiato il mio modo di scrivere, ma mai lo scopo finale: pormi davanti a obiettivi sempre più difficili e mai ripetermi.

 

Del rapporto con il tuo Editore cosa puoi dirci?

 

Ho conosciuto Gianni La Corte nel 2005, entrambi eravamo scrittori in erba con la loro opera prima nel cassetto. Le strade poi sono divise: io ho continuato a scrivere libri, lui ha iniziato l’avventura come editore. È stato bellissimo ritrovarsi 15 anni dopo per un progetto assieme! Gianni ha creduto subito nel romanzo e, fin da subito, è nato un nuovo splendido rapporto di fiducia e collaborazione.

 

Tre buoni motivi per leggere “Gli anni incompiuti”

 

È una storia vera.

 

È una storia emozionante.

 

Affronta argomenti, come quelli dell’omosessualità e del confine tra amore e amicizia, da una prospettiva inedita e diversa.

 

Come lettore quali libri acquisti, cosa ami leggere? E se devi regalare un libro come lo scegli?

 

Leggo qualsiasi genere, spesso mi affido anche alle anteprime su ebook e, se mi convincono, compro il libro cartaceo. Dipende, non c’è un’unica strada. Sono dell’idea che sia il libro a scegliere te.

 

Ti piace curare i rapporti con i tuoi lettori? Sapere personalmente cosa pensano dei tuoi scritti, interagire con loro durante la lettura?

 

Interagisco sui social: facebook e Instagram in primis, ma anche via mail. Molti spunti sono interessanti, e li conservo a memoria futura. Oramai dopo 15 anni so bene che si possono ricevere pareri positivi e negativi, spesso diametralmente opposti. Ma fa parte del gioco, e va bene così.

 

Un consiglio a chi ha il suo romanzo nel cassetto?

 

Di scrivere sempre per passione, mai con l’idea di voler diventare famoso o ricco. E, soprattutto, di leggere molto: la lettura è l’unica palestra per la scrittura.

 

Grazie per la bella chiacchierata. Ora, come tradizione di Giallo e Cucina ti chiediamo di salutarci con una citazione ed una ricetta che ami!

 

Ecco l’aforisma: O.Wilde: Posso resistere a tutto tranne che alle tentazioni.

 

Ricetta maremmana: Pappardelle ragù cinghiale.

 

Carne di cinghiale a piccoli pezzi unito a cipolla tritata e sedano, alloro e un po’ di pepe macinato. Aggiunta di vino rosso e aceto, lasciare riposare per 9 ore. Rosolare la carne in una padella con un filo d’olio, poi aggiungere il pomodoro, sale e cuocere per 3 ore. Servire le pappardelle al dente con formaggio.

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