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Oggi parliamo con… Ezio Gavazzeni

Intervista a cura di Dario Brunetti

 

Abbiamo il piacere d’incontrare per giallo e cucina Ezio Gavazzeni in libreria con il suo romanzo ‘’Rosso Notte”, con il suo protagonista Manlio Rune.

Benvenuto !!! Tanto per iniziare parlaci magari, per chi ancora non lo conoscesse, di questo personaggio, da dove è venuta l’ispirazione e inoltre quali sono i suoi pregi e i suoi difetti?

Un saluto a tutti i lettori di Giallo Cucina e grazie Dario per avermi dato questa opportunità. Mah… che dire, Manlio Rune è un investigatore per le assicurazioni, possiede uno studio con una collaboratrice, Elena, che non chiama segretaria. Di lui hanno detto: “Che sembra uscito da una lavatrice ma si sono scordati di stirarlo.”

È un personaggio che cercavo da tempo perché non è il solito poliziotto, carabiniere, magistrato… uomo delle istituzioni per sintetizzare. In più avevo voglia di recuperare un personaggio un pò hard boiled da inserire in una metropoli come Milano, anche se il suo raggio d’azione è spesso oltre i confini della città.

Mi chiedi se ha dei pregi, beh sì, segue delle regole proprie che spesso lo mettono in rotta di collisione con le istituzioni, sa mettersi in gioco in prima persona e non scende a compromessi. Mi chiedi i suoi difetti principali, beh… innumerevoli. Il primo è che non riesce a instaurare un amore duraturo. Ama le donne, si infila in storie complesse con donne difficili ma alla fine è solo innamorato dell’amore. Antepone l’amicizia a tutto il resto. Altro difetto, che non mi appartiene come suo creatore, fuma sigarette senza il filtro. E ultimo, ma non ultimo, se c’è bisogno di menare le mani non si tira indietro anche se non è un manesco.

 

Si può dire che, nei due romanzi che si sono succeduti, fino ad arrivare a “Rosso Notte”, il personaggio di Rune prende sempre più consistenza trovando la giusta dimensione rispetto a “Motel 309” che è il tuo primo romanzo?

Assolutamente sì. Nel primo romanzo dove appare, Motel 309, Manlio Rune è un investigatore che si lascia un po’ portare dalla corrente. Guida una Volvo SW scassata e segue il proprio istinto, è certamente un solitario, segue le storie come se in fondo ci fosse un premio ad attenderlo. Nel successivo Il Tempo non Dimentica assume più una connotazione metropolitana e hard boiled. È perfettamente inserito nel tessuto della città, ne conosce gli anfratti bui, le persone più o meno positive che la abitano e si muove con sicurezza passando da una situazione all’altra. Addirittura, cosa stranissima per un investigatore privato classico, accetta di collaborare con un poliziotto facendo squadra. Ha acquistato da una vedova una MG spider gialla del 1968 e si muove con quella lungo i viali di Milano in perfetta sintonia con il mezzo. L’impressione è che non potrebbe mai separarsene. In quest’ultimo romanzo, Rosso Notte, Manlio Rune, ma tutti i personaggi del libro lo chiamano semplicemente Rune, si muove nel mondo delle scommesse clandestine e dei racket che le controllano. Va fino in fondo mettendosi in gioco, sua caratteristica fondamentale fin dalla sua nascita, e non fa sconti a nessuno. Credo che ci si possa innamorare di un personaggio così, e già ci sono dei fan che lo seguono e che aspettano la prossima storia, perché credo che Rune sia il tipo di uomo che tutti vorrebbero incontrare e avere come amico.

Un personaggio che si aggira in una Milano notturna e magari accompagnato da un sottofondo jazz proprio come in un film, ecco, essendo molto bravo nel fare rivivere le giuste atmosfere, dal punto di vista cinematografico, a quale attore americano si avvicina di più Rune?

Ma che dire… Rune potrebbe essere un Mitchum attualizzato, sicuramente un attore ruvido e dai modi bruschi. Non perfetto e che non veste bene, potrebbe calzare Elliot Gould del Lungo Addio di Altman, oppure un Kurt Russel di Fuga da New York, e poi perché tralasciare l’investigatore Angel interpretato da Micky Rourke (prima di diventare un mostro) di Angel Heart – Ascensore per l’inferno insieme a Robert De Niro con la regia di Alan Parker, assolutamente sublime…

 

Un’ultima domanda su Rune giacché siamo nello spazio dedicato alla cucina, quale sarebbe il piatto che Rune si cucinerebbe oppure il suo piatto preferito, invece quello preferito di Ezio e se non è troppo ci diresti come si cucina?

Il piatto preferito da Rune… beh  lui non è un gourmet alla Nero Wolfe, per intenderci. La cucina strutturata non fa per lui, mangia per lo più street food, perciò il suo piatto preferito è quasi certamente Fish & Chips con una buona birra rossa.

La ricetta che vi propongo è la versione irlandese che trovo perfetta anche per una preparazione casalinga:

FISH & CHIPS ALL’IRLANDESE

Cosa serve per 4 porzioni:

  • 65 grammi di farina
  • 1 cucchiaino di sale
  • 60 ml di birra, scura o chiara
  • 1 albume
  • 1 cucchiaio di olio di oliva
  • 4 patate grandi
  • olio per frittura
  • 4 filetti di pesce abbastanza alti
  • farina bianca
  • sale
  • aceto bianco (opzionale)

Preparazione

  1. Lavare il pesce sotto l’acqua corrente e tagliarlo, se necessario, in filetti abbastanza alti e grandi. Accendere il forno a 200° e tagliare le patate a fiammifero grande SENZA togliere la buccia.
  2. Preparare la pastella mescolando la farina con il sale e aggiungendo, al centro, la birra, l’albume e un cucchiaio di olio di oliva. Mescolare con una forchetta fino a quando la pastella non diventa compatta ma non eccessivamente lenta né troppo densa (se necessario, aggiungere altra birra per allentarla o più farina per stringerla). Lasciar riposare la pastella per 30 minuti.
  3. Friggere le patate in abbondante olio per frittura e, una volta pronte, scolarle e sistemarle in una teglia da riporre nel forno caldo, abbassato al minimo, in modo che mantengano croccantezza e restino calde.
  4. Trascorsi i 30 minuti, prendere i filetti di pesce e passarli prima nella farina e poi nella pastella quindi tuffarli nell’olio per frittura messo a scaldare. Friggere fino a quando il pesce non risulta dorato all’esterno quindi scolarlo e metterlo in forno per evitare che si freddi. Servirlo con le patatine SENZA sale e una spolverata di prezzemolo ed eventualmente accompagnarlo con salsa tartara e purea di piselli ottenuta frullando dei pisellini primavera salati.

 

Accantoniamo Rune e parliamo del genere Hard Boiled (che è poi quello appartenente a questa serie), dove autori come Raymond Chandler e Dashiell Hammett sono stati i veri pionieri, come nasce la passione per questo genere letterario e quale coinvolgimento particolare ha suscitato anche nella creazione del tuo personaggio?

Il genere hard boiled mi ha sempre affascinato, così come i personaggi classici Philip Marlowe e Sam Spade che hanno fatto grande il genere. Questo non vuol dire che il grande giallo deduttivo e investigativo non mi sia piaciuto, al contrario, Nero Wolfe rimane per me uno dei personaggi che amo più di ogni altro. Ho tutti i romanzi pubblicati di Rex Stout, ma quando mi sono trovato per le mani un personaggio come Manlio Rune ho dovuto fare delle scelte: non volevo un poliziotto o uomo delle istituzioni, nemmeno un personaggio alieno dal mondo del crimine come antiquari, restauratori, l’abusato giornalista… Avevo letto un articolo che parlava degli investigatori per le assicurazioni e del loro lavoro e, in quel momento, ho deciso chi sarebbe stato Manlio Rune. Inserito nella città, con un’auto sportiva d’epoca, amici improbabili come Gesso (proprietario di una sala VLT SLOT), il commissario Michael Banti della Questura di Milano, Stefano Metz, giornalista del Corriere Milanese e il pugile Chris Megiddo detto Superman… senza dimenticare la fedele collaboratrice Elena.

 

Se ti chiedessi quali sono i tuoi autori preferiti, sicuramente mi risponderesti quelli che ho citato in precedenza, ma ce ne sono degli altri che non hai menzionato?

Tantissimi perché, come dico sempre, uno scrittore è prima di tutto un lettore. Potrei stupirti dicendoti che da ragazzo ho amato Kafka, Proust, Marquez, Hesse, Hemingway, Borges… senza dimenticare Philip Roth, Pastorale Americana è semplicemente un capolavoro. Potrei citarti l’Arundati Roy de Il Dio Delle Piccole Cose… altro grande libro. L’Amico Ritrovato di Fred Uhlman… Impossibile non leggere La Casa degli Spiriti di Isabel Allende, senza tralasciare quello che ritengo uno dei miei maestri: James Ellroy (Sei Pezzi da Mille e American Tabloid semplicemente capolavori), ma a questo punto mi fermo qui per non tediare il lettore con troppi nomi. Voglio però citare un autore su tutti, un Maestro che ho avuto la fortuna di incontrare due volte nella mia vita, il poeta Allen Ginsberg autore di Urlo, Kaddish e innumerevoli liriche di una forza e impatto narrativo senza precedenti. Ricordo ancora quando da ragazzo, avevo 13 anni, quasi per caso lessi Urlo… Fu una rivelazione, in un attimo abbandonai i fumetti e i libri di Salgari e Stevenson e… in qualche modo, diventai consapevole che il mondo non era più un luogo fatto di frutta candita.

Dopo i vent’anni approccio il genere thriller e l’incontro con Le Carré, Follett (prima maniera, anche se non disdegno anche l’ultimo), Forsith, Wilbur Smith fino a Steag Larsonn… È una rivelazione, sia narrativa,sia di intrattenimento.

 

Quali sono state le tue prime letture da ragazzino?

Da ragazzino, intendo 11-12 anni, leggevo Salgari, Stevenson, e poi c’erano i fumetti, prima di tutto Tex e, ora che mi ci fai pensare, Rune forse, in qualche tratto, lo ricorda. Durante le medie, sull’onda della contestazione giovanile che, dalle superiori e dall’università, squassava la società, avviene l’incontro con gli autori americani: Ginsberg, Kerouac, W. Carlos William, Burroghs, Corso, Ferlinghetti… e poi il mensile a fumetti Linus e la conseguente scoperta dei Peanuts, BC, Wiz Il Mago, Bristow… che mi seguiranno per sempre.

 

Sappiamo che per anni hai seguito prestigiose collane Mondadori, professionalmente parlando, cosa ti ha lasciato questa esperienza?

L’esperienza è durata dieci anni tra gli anni Ottanta e Novanta fino al 2001. Lavoravo, come correttore di bozze, per la prima e seconda lettura alle collane Gialli, Urania, Segretissimo, I Romanzi e Best Seller. Il lascito, in termini professionali, è l’aver visto da vicino come si lavora alle grandi collane pensate per il grande pubblico. Le regole editoriali applicate maniacalmente, la scelta dei testi e la cura nell’editing credo siano stati l’esempio che mi è servito per il resto della mia vita. In più, “per lavoro”, dovevo leggere dai 40 ai 50 testi all’anno e questo mi ha permesso di approcciare parecchi autori importanti in tutti i generi, tra gli altri Patricia Cornwell, Valerio Evangelisti, Ed McBain, Philip Dick, Asimov (di cui credo di avere pressoché tutto), Norman Colin Dexter e tantissimi altri.

 

Due scrittori che non hai mai letto, uno straniero e l’altro italiano che ti piacerebbe veramente scoprire?

Ci sono parecchi che ancora non ho approcciato… il primo, italiano, che mi attira è Pulixi con il suo ultimo romanzo Lo Stupore della Notte. L’autore straniero è Charles Willeford, il primo romanzo, Miami Blues, della quadrilogia dedicata a Miami è già sul mio comodino.

 

Siamo in cucina cosa potrà bollire in pentola per il futuro? Ci daresti una piccola anticipazione?

Come sai alterno i generi Noir e Thriller. In pentola ho un Thriller ambientato tra il nord Africa e il Mediterraneo. È un testo complesso e ho due consulenti che mi stanno aiutando. Il secondo riguarda ovviamente Manlio Rune ma lo comincerò in autunno. Anche per il nuovo Rune ho pensato a una storia metropolitana di corruzione internazionale, donne misteriose, agenzie che non sono quello che sembrano… insomma, mi hai capito, siamo alle solite.

 

Quali sono gli hobby preferiti di Ezio oltre la lettura?

Ascoltare jazz e musica in genere. I film che adoro in ogni modo e che cerco di guardare almeno una volta al giorno. Poi la bicicletta e… la lettura ma questo, spero, sia considerato ovvio.

 

Ezio quale consiglio daresti ad un giovane che aspira a diventare uno scrittore?

Il mio unico consiglio è, non pensare che scrivere sia un hobby che si intraprende di tanto in tanto quando si è ispirati. Scrivere è un lavoro e come tale va compiuto. Hai un’ora al giorno? Non di più? Perfetto, usa quell’ora per scrivere con tutte le tue forze e… tutti i giorni. Lavora alle storie, cerca di crearne di nuove e non ripetere quello che hai letto o visto in un film. Crea i personaggi, non renderli banali e scontati. Guardati attorno, la città, il mondo, sono pieni di storie che la gente si racconta sull’autobus, in treno, al telefono, alla fermata della metropolitana… Giovane scrittore ti consiglio di essere curioso, di guardare gli altri e scoprire cosa si scambiano tra loro ogni giorno in ogni momento, se ce la farai avrai idee a buttare.

Cerca di scrivere tutti i giorni, fallo diventare un’abitudine di cui non puoi fare a meno e allora, con tanto lavoro, potrai proporti a un editore e… sperare.

 

Grazie per la bella chiacchierata, come da tradizione ti chiedo di salutarci con una citazione che ami particolarmente!!!

“Era un mondo adulto, si sbagliava da professionisti.” (Paolo Conte)

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