1) Come ti senti quando scrivi un libro?
Prima di risponderti vorrei fare una premessa. Sono un avvocato che, dopo 35 anni, ha scelto di smettere di esercitare la libera professione, per dedicarsi a tempo pieno alle attività (la pittura e la scrittura) che più ha amato nella sua vita, ma che, per mancanza di tempo, non ha mai potuto svolgere come avrebbe voluto.
Prima di chiudere con l’avvocatura, non avevo mai scritto dei romanzi, ma questo non significa che non avessi mai scritto delle storie. Anzi, tutt’altro!
I miei atti erano pieni di “storie”, come e forse più interessanti di quelle che si possono leggere in un romanzo.
Tra quello che scrivevo ieri e quello che scrivo oggi, l’unica differenza sta nel fatto che quelle di ieri erano storie vere – le storie dei miei assistiti – che potevano essere lette non nelle librerie, ma negli uffici giudiziari ed erano destinate non ai lettori, ma ai giudici perché potessero decidere; quelle che racconto oggi, invece, sono per lo più frutto della mia fantasia e destinate – almeno così spero – ad un pubblico più vasto.
Certo, oggi scrivere è più rilassante. Posso consentirmi delle libertà che prima non avevo, non avendo la necessità di reperire testimoni che debbano confermare quello che racconto.
2) Le idee ti vengono subito oppure hai bisogno di molto tempo?
Nella mia precedente vita di avvocato, di storie ho avuto modo di ascoltarne tante, per cui non sono le idee che mi mancano. Quello che devo fare, è solo tirarle fuori dal cassetto ed accomodarle, magari modificando lo stile di scrittura, in modo da renderlo più scorrevole e meno tecnico, a beneficio del lettore.
Ovviamente, in corso d’opera, le storie da cui parto prendono tutta un’altra strada, segueno percorsi imprevisti, e i personaggi iniziali cedono il posto ad altri o assumono caratteristiche diverse.
Se non fosse paradossale, direi che non sono io a decidere come andrà a finire la storia, ma è lei a proporsi durante la stesura del romanzo.
Quanto ai tempi di scrittura, non avendo sul collo il fiato di un editore, scrivo quando ne ho voglia e mi prendo tutto il tempo che voglio.
3) Quanti libri hai scritto? Ce n’è uno a cui ti senti particolarmente legato?
“Per una vita rubata” è il mio primo ed unico romanzo, ma ne ho già un altro in cantiere. Ovviamente, come accade per i figli unici, finché rimangono tali, l’affetto del genitore è caricato tutto su di loro.
4) Cosa provi quando sei in libreria e su uno scaffale vedi in vendita il tuo libro?
Purtroppo, questa è una sensazione che mi manca.
Vista la difficoltà che incontrano gli scrittori esordienti nel trovare degli editori “seri” (nel senso di non truffaldini) disposti a leggere i loro manoscritti per valutare se meritino o meno di essere pubblicati, ho scelto la strada del self publishing. Per questo “Per una vita rubata” è disponibile nello store di quasi tutte le librerie digitali, ma solo in formato eBook e non cartaceo.
Come per un musicista, è fonte di piacere ascoltare alla radio un proprio pezzo, così mi sarebbe piaciuto entrare in una libreria e trovare esposto il mio libro.
5) Cos’hai provato quando hanno pubblicato il tuo primo libro?
Scoprire che nel giro di un paio di giorni la piattaforma a cui mi ero affidato per la realizzazione dell’eBook aveva provveduto a renderlo disponibile negli store di Amazon, Feltrinelli, Mondadori, Kobo, iTunes ed in tanti altri mi ha dato un piacere immenso, perché è come se, accanto al Carpagnano avvocato e pittore, fosse nato un Carpagnano scrittore. Certo, con una visibilità ridotta, considerato che per trovarmi nelle librerie digitali è necessaria una ricerca mirata, ma non per questo la scoperta è stata meno piacevole.
Fino a qualche anno fa, se digitavo il mio nome sul web uscivano solo notizie riguardanti il Carpagnano avvocato. Da quando sono in pensione, compaiono anche le immagini dei miei quadri ed informazioni su dove trovare il mio eBook. Direi, che oggi la mia foto su internet è più completa.
6) Hai una pagina Facebook in cui restare sempre aggiornati sui tuoi lavori?
Utilizzo la mia pagina fb come vetrina per tutte le mie attività e, per il momento, questo mi basta. Vi può accedere chiunque sia interessato a quello che faccio, non solo gli “amici”.
7) Domenico Carpagnano come scrive? Sui fogli oppure al computer?
Non scrivo più con la penna da quando sono usciti i primi computer. Sono macchine straordinarie, che, con le loro funzioni, ti consentono di avere sottomano il tuo lavoro sempre perfettamente in ordine e ti semplificano il controllo del testo.
8) Sei contento quando i tuoi lettori ti fanno i complimenti? E se ti dicono che il libro non è piaciuto?
Come si fa a non essere contenti dei complimenti. Sfido chiunque a dire il contrario. I complimenti sono il lievito della scrittura, ciò che spinge uno scrittore a continuare a scrivere.
Che ci possano essere delle critiche negative ci sta anche, ma se ci fossero soltanto queste, probabilmente smetterei di scrivere.
9) Ci parli del tuo ultimo libro ” Per una vita rubata”?
Raccontare la trama di un thriller è sempre assai complicato perché si rischia di dire più di quanto non si possa dire, rovinandone il finale. Comunque, ci provo.
“Per una vita rubata”, è la storia di due gemelle milanesi, Francesca e Luisa, che vengono abbandonate dal loro papà quando sono ancora piccole. Compiuta la maggiore età, le due ragazze decidono di trasferirsi a Perugia, città nella quale, molti anni prima, i loro genitori hanno portato a termine gli studi universitari ed è qua che conoscono e cominciano a frequentare Marco, un ragazzo dal passato difficile, che partecipa alle stesse sedute di psicoterapia collettiva seguite da Luisa.
Un giorno, le indagini sull’omicidio di un ginecologo dal passato controverso portano a Francesca e questa, nel corso dei suoi interrogatori, cade in così tante contraddizioni, che il commissario Anselmi, responsabile della squadra omicidi della Questura di Perugia, comincia a sospettare di lei.
La verità che verrà fuori al termine del romanzo sarà inquietante, come, del resto, la storia dei suoi personaggi.
“Per una vita rubata” è ambientato a Perugia perché è la città in cui ho deciso di vivere dopo aver chiuso con l’avvocatura. È in questa città che mi sono laureato ed è qui che ho conosciuto mia moglie. Ci sono tornato dopo 35 anni e raccontare le sue bellezze era il minimo che potessi fare per tentare di sdebitarmi per tutto quello che mi ha dato.
10) Pensi sia difficile al giorno d’oggi essere uno scrittore?
Se chi scrive deve vivere solo dei proventi dei suoi libri, è veramente dura!
11) Ti è mai venuto il blocco dello scrittore?
Per il momento non ancora. Sono talmente tante le storie che ho ascoltato nella mia precedente vita professionale che quello che devo fare è solo raccontarle.
12) Hai una citazione preferita? La tua ricetta preferita invece?
Mi cito: “Un diritto, se non è di tutti, non è un diritto, ma un privilegio!”.
La ricetta preferita (una delle tante) è pugliese come me: riso, patate e cozze al forno. Una vera leccornia, in cui mare e terra si sposano magistralmente.
Grazie ancora Domenico per il tempo che ci hai concesso. È stato un vero piacere. Ti lascio con la promessa di leggere il tuo libro.