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Caterina Falconi

Intervista a cura di Manuela Baldi

Benvenuta su Giallo e Cucina a Caterina Falconi, in libreria con due romanzi: “Dimmelo adesso”, Vallecchi ed. e “La volta di troppo”, Clown Bianco edizioni”. In questa nostra chiacchierata a distanza, non voglio parlare solo dei tuoi libri, mi interessa raccontare a chi ci legge chi sei, come lavori, come scegli i temi dei tuoi libri.

1.MaBal  – Caterina, partiamo proprio da questi due libri, usciti a poca distanza l’uno dall’altro. So che sei un’autrice eclettica che spazia tra i generi, ti chiedo come fai, è più difficile scrivere generi diversi o parti dalla storia e non ti preoccupi del genere?

CF. Per molti anni le storie hanno esercitato su di me una malia irresistibile: qualsiasi storia, che la leggessi, che la immaginassi, che la scrivessi. Il mio approccio alla vita, una vita difficile per molti versi e, ma sì, diciamolo, deprivata affettivamente, è stato narrativo. In altre parole, mi sono sempre riraccontata nella testa le cose che accadevano nella realtà, per ridimensionarle, abbellirle, trasfigurarle, o addirittura negarle. Questo ha fatto sì che le mie prime pubblicazioni non rispondessero a criteri di sistematicità o ambizione. Solo recentemente ho compreso che dovevo dirigere la mia scrittura, se volevo collocarmi in un posticino decoroso, editorialmente parlando; che dovevo smettere di sperimentare generi e stili e concentrarmi su uno, due filoni. E così ho scelto la produzione per ragazzi, che oltretutto mi dà da vivere assieme al lavoro in un istituto di riabilitazione; e il noir, che indaga il male e la complessità della natura umana.

2. MaBal –  Ti ho conosciuta presentando a Giallo Festival il tuo libro “Shoefti” che era un libro sui e per i ragazzi, in “Dimmelo adesso” ti occupi del disagio di crescere, più in generale del disagio di vivere, da cosa scaturisce il tuo interesse per il mondo dei più giovani?

CF. Ho avuto un’infanzia piena, come molti bambini cresciuti liberi nella distrazione dei genitori.       Un’infanzia costellata di tantissime letture che riverberavano, senza soluzione di continuità, la loro magia nei miei giorni. Quando anni dopo mi hanno proposto di scrivere per bambini, sono in un certo senso tornata a casa. La scrittura per ragazzi è per me una scrittura felice, al contrario di quella per adulti, che si incunea nella problematicità dei grandi e cerca di indagare le dinamiche della predazione, il dolore, la violenza e il riscatto. Ho due figlie che amo immensamente, vederle crescere, accompagnarle nella crescita, mi ha immersa nella vita dei loro coetanei. È così che indirettamente ho sperimentato il bullismo, che ho scorto le insidie dei social network e del web. Dal mio posto di vedetta, di sentinella, ho individuato le trappole tese agli aolescenti, la colpevole indifferenza di molti adulti, e ne ho voluto parlare in “Dimmelo adesso”.

3. MaBal. Caterina, in “La volta di troppo” ci racconti di donne, delle loro fragilità, la protagonista, Rebecca, è una donna intelligente, capace, che però si lascia andare, Colomba ha creduto a un dongiovanni da strapazzo, Estrella cresce fra genitori che non si stimano, scappa per trovare la sua strada, cosa ti affascina delle donne?

CF. Delle innumerevoli risorse femminili, risorse affettive, intellettuali, artistiche, imprenditoriali… sono particolarmente affascinata dalla capacità di noi donne d’amare impetuosamente e senza riserve. Di slancio, quasi fossimo creature alate, destinate talvolta anche a schiantarci consapevolmente, nei decolli del cuore, contro la realtà e gli ostacoli che si frappongono. Noi abbiamo il coraggio di osare, purché la posta in gioco meriti rischi e sacrifici, e per posta in gioco intendo un riscontro affettivo, o la realizzazione di un ideale, qualcosa in definitiva che dia senso e nobiliti il pulsare del cuore. Un simile ardore, tanta passione ci spingono talvolta nelle braccia dei predatori. Ma non è raro, ed è questa la caratteristica femminile che mi incanta di più, che dalle disfatte apprendiamo, ripartiamo ed evolviamo. In altre parole, a fronte delle avversità, noi donne riusciamo quasi sempre, anche se a caro prezzo, a rialzarci.

4. MaBal – Che tipo di scrittrice sei? Usi una scaletta, scrivi di getto?

CF. I miei librinascono tutti come tentativo di rispondere o comprendere, narrativamente, una manciata di interrogativi correlati tra loro. Oppure prendono le mosse da alcune suggestioni. Generalmente, prima di scrivere, butto giù una scaletta e mi concentro sui protagonisti. Non so come avvenga, ma questi ultimi hanno una loro identità, una coerenza psicologica, una personalità marcata. Mi nascono nella mente così, come se fossero reali e vivi, e ben presto intervengono nella trama che avevo immaginato, modificandola e dirottandola verso un finale diverso da quello abbozzato.

5. MaBal –  Caterina, non sei tentata dalla serialità?

CF. Se dovessi innamorarmi di un mio protagonista probabilmente oserei la serialità. Al momento però sono più tentata di creare personagge nuove. Ultimamente mi intrigano molto le gemelle, per fare un esempio… Per cui non so ancora come procederò in futuro e mi affido alle circostanze: dopotutto sono una donna del sud e il fatalismo, un certo pensiero magico, serpeggia in me.

6. MaBal –  Che lettrice sei? Cosa stai leggendo in questo periodo?

CF.  Ho appena terminato di leggere “Leon” di Lucarelli, che adoro, e attualmente sto leggendo Tom Sawyer, che devo ridurre per la Rusconi. Sono sempre stata una lettrice anarchica e promiscua, anche se ultimamente mi impongo determinate letture e soprattutto di finirle anche se dovessero deludermi.

7. MaBal – Stai lavorando ad altro?

CF. Sto lavorando a un noir con una nervatura metafisica. Un libro in cui si senta aleggiare il diabolico senza che quest’ultimo si manifesti mai. La forza di simili storie sta nello spingere il lettore a chiedersi se il protagonista sia un pazzo delirante o se davvero nella vicenda si annidi qualcosa di malvagio.

8. MaBal – Per il nostro blog “Giallo e Cucina” è d’obbligo chiederti se hai un piatto/cibo preferito? 

CF. Adoro i pan conigli cinesi, per me rappresentano la felicità.

Grazie a Caterina Falconi per aver risposto alle mie domande. Sul blog trovate le recensioni di entrambi i libri.

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