Oggi Parliamo Con...

Giorgio Maimone

Benvenuto su Giallo e Cucina Giorgio Maimone!

Grazie, il piacere è tutto mio. Posso dire che è uno dei posti dove mi sembra di essere a casa?

 

  1. MaBal – La prima domanda è quasi obbligatoria: cos’è la scrittura per te?

G.M. La scrittura è vita, è linfa, è necessità. Io proprio senza scrivere non riesco a stare. Scrivo sempre. Agli amici, ai miei figli, a mia moglie. Scrivevo anche al mio cane, che, in realtà, non rispondeva mai. Ho iniziato a scrivere da molto giovane. È stato il mezzo che mi ha consentito di imparare a battere a macchina su una piccola Olivetti lettera 22. Ma scrivevo anche prima, a mano, in inchiostro rosso, rigorosamente in stampatello maiuscolo. Scrivere dà una gioia incontenibile. Solo il leggere può gareggiare. Poi viene il cibo, il vino, l’amore, la musica …

 

2.MaBal – Come scrittore hai esordito in coppia con Erica Arosio, hai scritto libri anche da solo e sei un prolifico autore di racconti. Cambia qualcosa nel tuo modo di scrivere a seconda della situazione?

G.M. Sì, il risultato è radicalmente diverso, ma è diversa anche proprio tutta l’impostazione. Quando scrivo con Erica, il linguaggio utilizzato e il modo di condurre la trama non sono i miei e nemmeno i suoi. Abbiamo creato un territorio intermedio e un linguaggio medio, dove ciascuno cerca di dare il meglio di sé. Per forza di cose il lavoro deve essere più organizzato. Scrivendo da solo invece volo in totale libertà, do maggiormente sfogo alla mia parte lirica, a quella ironica e a quella romantica. Ad esempio nel ciclo dei delitti di Brera, che vede al centro il detective Filippo Marro, mi sono divertito come un pazzo a infrangere quasi tutti i cliché del genere, pur partendo da una riscrittura quasi calligrafica dei gialli di Raymond Chandler. Inizio a scrivere e non ho la minima idea di dove andrò a finire, perché parto dal concetto che se l’autore non sa come andrà a finire la storia, non lo può scoprire nemmeno il lettore più avvertito e quindi il gioco si prolunga. Certo che, prima della fine, occorre fare ordine e radunare trame e ordito, affinché venga un tessuto armonico. La bellezza del gioco dello scrivere è proprio questa. I racconti vivono di una luce loro. Il racconto è una fotografia di un attimo, il romanzo è un film. Quindi nel primo devi costruire un’immagine, un qualcosa che colpisca subito l’immaginazione e che lasci anche una bella parte di insoluto. La vicenda inizia a un certo punto e si interrompe in un altro: non sappiamo cosa c’era prima, né cosa ci sarà poi.

 

  1. MaBal – Marlon e Greta sono i due personaggi seriali dei quali scrivi con Erica Arosio, le loro vicende si svolgono negli anni 50 e 60, c’è un motivo in questa scelta?

G.M. In un certo senso riteniamo che quelli siano stati gli ultimi “anni eroici”, anni in cui potevano sembrare credibili atti incredibili. Dal punto di vista legale sono anni senza prove obiettive e caratterizzati da inchieste di tipo psicologico e deduttivo più che su prove e indizi. Dove i colpevoli, una volta messi alle strette, confessavano. In terzo luogo sono gli anni in cui siamo stati bambini e in cui, per noi, era bello coltivare i sogni e spalare le nuvole. I personaggi che emergono da quel contesto sono gli attori del neorealismo italiano o degli anni d’oro di Hollywood, personaggi a tutto tondo, con drammi privati e virtù pubbliche. Inoltre, negli anni che man mano si avvicinano al ’68 prende sempre più piede il principio di contestazione della famiglia che, riprendendo gli stilemi della tragedia greca, diventa per noi il luogo dove è più facile compiere crimini. Non ci interessano, dal punto di vista narrativo, gli intrighi della grande criminalità organizzata, quanto le piccole motivazioni che possono spingere la persona qualunque, alle prese con problemi più grandi di lei, che può facilmente varcare quel confine sottile tra legalità e illegalità. In un’epoca molto ipocrita, dove le tensioni famigliari erano tenute sotto stretta osservanza e segreto.  Invece Filippo Marro agisce nella Milano di adesso, assolutamente contemporanea, tra marchi e locali alla moda, tra vezzi e vizi metropolitani. La Milano è radicalmente cambiata e pure i delitti e il tipo di delitti che vi si praticano è specularmente diverso.

 

  1. MaBal – Il libro Mannequin, nella collana Giungla Gialla di Mursia editore, è uscito alla fine di novembre 2023 ha come protagonisti Marlon e Greta, lui investigatore, lei avvocata, alle prese con una cliente che è accusata di omicidio. Cosa ci puoi dire della trama senza rivelare troppo?

G.M. Siamo nel 1965 e una stilista italo-americana sbarca a Milano col suo marchio di alta moda. Durante la sfilata inaugurale il pubblico assiste a una lite furibonde tra la stilista e la sua mannequin di riferimento. Nella notte la sarta viene assassinata e la mannequin è prontamente arrestata. Greta la difende, Marlon non si fida e dubita di lei. Figura chiave è il giudice istruttore che presiede al processo. La chiave del giallo sembra chiara, l’assassino addirittura si dichiara, ma nulla è esattamente come sembra. Procedendo per linee separate e quasi mai trovandosi d’accordo, Marlon e Greta conducono ognuno la propria inchiesta che condurrà a conclusioni divergenti. In ogni caso, cronologicamente, sarà l’ultima avventura congiunta di Marlon e Greta. Non l’ultima avventura in assoluto, perché stiamo già lavorando al prossimo libro,”Gran Varietà”, ambientato nel 1956, quando la nascita della televisione segna la fine del teatro di rivista.

 

  1. MaBal – In Mannequin i capitoli si intitolano e hanno l’incipit di una canzone dei Beatles, creando una sorta di colonna sonora, quanto è importante la musica nella scrittura? So che è una tua passione e vorrei sapere se ascolti musica anche quando scrivi?

G.M. Io vivo di musica (e delle altre passioni che ti ho elencato sopra). E non riesco a scrivere senza musica. Anche adesso, per rispondere a queste domande, ho messo una musica di sottofondo. Cosa c’è più di una canzone che ti può ricreare il clima emotivo di un’epoca? È immediata! Tu senti “A whiter shade of pale” e sei immediatamente negli anni Sessanta. Con “Only you” o “Be-bop-a-lula” è subito anni 50 e con “Woman in love” siamo catapultati negli anni ’80. La canzone mi serve a dare al lettore l’intenzione del capitolo che si sta apprestando a leggere. È una sorta di trailer di quello che verrà. Ma è messa lì, all’esterno del capitolo. Se uno vuole la legge, se l’immagina e ci pensa, altrimenti resta un piacevole sottofondo, come se ci fosse una radio accesa che trasmette questi motivi. Cosa ascolto ora mentre ti rispondo? I Waterboys con “All souls hill”, ma per lavorare prediligo il jazz dell’età dell’oro.

 

  1. MaBal – Soprattutto nei libri con protagonisti Marlon e Greta, Milano è una coprotagonista, provi nostalgia verso la Milano che descrivi?

G.M.  Adoro questa domanda perché mi permette di chiarire che non è mai nostalgia il sentimento con cui parliamo di Milano, ma è la memoria, la volontà di perpetuare il ricordo di cosa siamo, di cosa siamo stati e da dove veniamo. Milano non è una città museo come Venezia o Roma: è sempre stato un posto che ha dato la priorità al presente piuttosto che al passato e così facendo ha cancellato molto del bello che aveva o che poteva avere. Dove si trova in Italia una città che abbatte le sue mura interne, per fare scorrere il traffico, che copre i suoi canali e i suoi fiumi, che privilegia sempre e comunque il commercio, il traffico, le case usa e getta, piuttosto che la tutela del patrimonio urbanistico esistente? Tra gli anni 30 e 50 abbiamo abbattuto e svuotato interi quartieri popolari nel centro della città per fare spazio a uffici e banche. Col risultato che, alle 8 di sera, attorno al Duomo non ci sia un’anima in circolazione. Forse conoscendo il passato potremmo evitare altri errori nel presente. E poi, siccome in fondo io Milano l’ho sempre amata, ogni libro rappresenta una canzone d’amore per lei. Per quella del passato nel ciclo di Marlon e per quella del presente nella serie di Marro. Perché Milano non si mostra, ma si nasconde e, come in amore, sono questi i casi in cui ti appassioni di più.

 

  1. MaBal – Da forte lettrice, da un po’ di tempo a questa parte, fatico a trovare libri che mi piacciano. Trame scontate, personaggi poco credibili, scrittura troppo sceneggiata, mi piacerebbe conoscere il tuo parere, si scrive già pensando alla televisione, ai film? Si pubblica troppo? Si è già scritto tutto?

G.M.  Questo è un tema fortissimo Manuela, per cui servirebbe un libro e non solo una risposta a un’intervista. Sono d’accordo con te. È un momento grigio per la letteratura, soprattutto di genere. Troppi giallisti improvvisati, che non hanno nulla da raccontare, perché sotto le parole c’è il vuoto. Lo vedi già dai titoli (che sono orribili) e dalle copertine (che non nascondono il vuoto di contenuti). Restano i classici, sia assoluti che quelli di genere. E ci sono ogni tanto piccole perle: i libri di Valeria Corciolani, di Paola Varalli, di Aicardi e Pastore, di Bruno Morchio o di Valerio Varesi. Anche Rosa Teruzzi. In generale non mi piacciono i libri che, sulla falsariga di Manzini o De Giovanni (che però sono bravi), mischiano al fatto criminoso d’occasione, una sottotrama personale del protagonista che prosegue di libro in libro, senza mai arrivare a una fine. Credo che anche la serialità sia un male non secondario del periodo, a meno che ogni libro non possa essere letto a sé, come opera auto conclusa. In questo era maestro Camilleri. Trovo ci sia più salute editoriale all’estero: i libri di Olivier Norek o di S.A Cosby o di Colson Whitehead hanno argomenti per piacere.

  1. MaBal – Che tipo di lettore sei Giorgio? C’è un libro che hai letto che ti senti di consigliare a lettrici e lettori di Giallo e Cucina?

G.M.  Libri che mi sono piaciuti quest’anno? Dario Ferrari: “La ricreazione è finita” e “La quarta versione di Giuda”. Maylis de Karangal: “Fuga a Est”. Gillian Mc Allister: “Posto sbagliato, momento sbagliato”. Invece pollice verso per l’ultimo Giampaolo Simi, un autore che stimo molto, che con “Il cliente di riguardo” cade in tutti i cliché che bisognerebbe evitare. Tra i titoli non dell’annata segnalo due libri perfetti, ma poco conosciuti come “Il mistero di Oliver Ryan” di Liz Nugent e “Ingrossare le schiere celesti” di Franck Bouysse.

  1. MaBal – MaBal. Per il nostro sito, dal titolo evocativo, devo chiederti se hai un piatto preferito o un cibo-rifugio?

G.M. Sono un appassionato Gourmet. Mi piace sia mangiare che fare da mangiare. Però non spesso. Ho un ristorante di sogno a Milano che è Bu:r di Eugenio Boer e Villa Crespi di Cannavacciuolo sul lago di Orta dove ho una casa. Il mio cibo rifugio è senza ombra di dubbio il salame, in tutte le sue forme e declinazioni, ma un’altra passione segreta è il risotto e questo mi piace cucinarlo. Credo di essere un discreto risottatore. Ne consiglio due: risotto al whisky di malto ed erborinato allo zafferano e risotto paté e Sauternes.

Giorgio è stato un piacere averti ospite nello spazio interviste di Giallo e Cucina.

Il piacere è stato mio. Grazie Manuela. Bellissime domande e spero di essere stato all’altezza con le risposte.

 

foto: pagina FB dell’autore

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