Cresciuto a Carloforte, isola nell’isola in Sardegna, è uno scrittore neonato, come lui stesso si definisce.
Ma è vero che a quasi un anno dal suo romanzo d’esordio “Omicidio a Carloforte”, oggi siamo qui a parlare del nuovo lavoro, fresco di stampa: “Delitto alla Baia d’argento”.
Antonio, raccontaci qualcosa di questo anno ricco di emozioni, che ti ha portato a scrivere il tuo secondo romanzo, a continuare l’avventura.
Grazie di cuore per la calorosa ospitalità.
È stato un anno ricco di emozioni e di meravigliosi incontri. Prima di pubblicare il mio romanzo d’esordio ero terrorizzato dall’incontro con i lettori; ora posso affermare con certezza che è uno degli aspetti più belli del mestiere dello scrittore.
Delitto alla Baia d’Argento nasce da un profondo senso di tristezza, un vuoto che ho sentito nello stomaco dopo l’uscita di Omicidio a Carloforte.
Mi sono trovato con i post-it e gli appunti sui miei personaggi e l’idea che avevo appena terminato un viaggio – una meravigliosa esperienza sensoriale che mi aveva catapultato a Carloforte, nei luoghi dove sono nato e dove ho vissuto tra le esperienze più belle della mia vita – mi ha spaventato. Mi sono sentito smarrito ed è stato quasi naturale decidere di viaggiare ancora. Così ho ripreso a scrivere, sono tornato tra i carruggi, tra i profumi della mia terra e davanti al mare che protegge l’isola.
Una frase che ripetevano spesso i tuoi personaggi nel primo romanzo, era questa: “A Carloforte non succede mai nulla.”
E invece ritroviamo il Commissario Alvise Terranova alle prese con una nuova indagine. La vittima questa volta è l’imprenditore Giulio Mazzini, trovato morto sotto le macerie dell’Hotel Baia D’argento.
Entriamo nella trama gialla ma non sveliamo troppo ai lettori!
A Carloforte non succede mai nulla è una frase che ho sentito tante volte durante la mia infanzia, eppure, più mi guardavo intorno più capivo che non era così: c’era un mondo sommerso, nascosto dentro l’intimo delle persone. Universi che non si potevano vedere con gli occhi: occorreva andare in profondità. Con i miei romanzi cerco di guardare quell’angolo buio e da lì vengono le storie.
Certo, il secondo morto a Carloforte nel giro di un anno è un po’ troppo, ma nel mondo della fantasia tutto è possibile. Nei miei gialli provo a tracciare trame che siano verosimili, e alcune volte rischio di confondere la realtà con la fantasia: più di qualcuno mi ha scritto perché si è riconosciuto in un personaggio o in un avvenimento. E fortunatamente, finora, ne sono rimasti contenti. In questo aspetto io ci metto tutta la mia buona fede.
A prescindere dalla vicenda madre attorno alla quale si snodano vari personaggi con le loro storie, a tenere incollati alle pagine è anche la vita emotiva del protagonista, Alvise Terranova. Arguto, sensibile e, per chi arriva da “Omicidio a Carloforte”, familiare, in queste pagine Alvise si rivela a noi lettori sotto una nuova luce che va più in profondità, oserei dire.
Svelaci qualche retroscena di questa crescita.
Quando Alvise ha preso vita nella mia officina avevo ben chiaro che doveva essere una persona estremamente sensibile. Le persone sensibili sono quelle di cui amo circondarmi, per cui non poteva essere diversamente. Man mano che trascorro il tempo con lui mi sembra di conoscerlo meglio e in questa seconda indagine volevo che anche il lettore lo conoscesse più a fondo. Ho preso Alvise e l’ho messo sotto una lente, scoprendo cose che non avrei mai sospettato. Talvolta mi sono sorpreso, credevo di sapere tutto di lui, invece non era così. Chissà che cosa mi riserverà il futuro?
Prima di arrivare all’ultima succulenta domanda, raccontaci cosa ti aspetta in questa estate, dove si avventurerà Alvise e se hai altri progetti che bollono in pentola.
Quest’estate mi porterà in giro per la Sardegna, accompagnerò Alvise tra le lettrici e i lettori che si sono affezionati a lui sperando di incontrare tante nuove persone che vorranno conoscerlo.
Inoltre, Alvise sarà protagonista di un’altra indagine (la sua terza) in un racconto contenuto nel libro Giallo Sardo 2, un’altra estate, edito da Piemme, in uscita il 20 giugno. È stato un onore per me partecipare a questo libro, che vede riunite tra le migliori penne del giallo nostrano.
Sono sicuro le emozioni non mancheranno.
Antonio, per Giallo e Cucina sono d’obbligo certe domande… golose!
Quindi ti lascio con l’ultima domanda di questa intervista, per cui ti ringrazio di cuore.
Qual è il piatto preferito di Alvise Terranova?
Alvise è un buongustaio e a Carloforte non mancano le prelibatezze della cucina tradizionale: dal couscous ai piatti di tonno. Alvise è anche uno che in cucina si arrangia e se dovessi essere sincero fino in fondo, ti direi che il suo piatto preferito è un semplicissimo spaghetto aglio olio e peperoncino, salvo che il soffritto venga fatto con pomodoro secco e rosmarino. Ovviamente non disdegna una spolverata di bottarga.